..

Stray: Ambientalismo, Ai E Quel Che Resta Dell'umanità

Indice

Introduzione

Iniziamo subito con il dire che questa non vuole essere una recensione ma solo delle riflessioni che mi sono venute in mente giocando a questa piccola, grande perla che è Stray1.

Per forza di cose in questo post andrò a fare alcuni spoiler quindi se non lo avete ancora giocato vi consiglio di tornare qui in un secondo momento altrimenti vi auguro una buona lettura.

Se avete osservazioni, correzioni o se volete contattarmi per qualunque altro motivo scrivetemi alla mia mail.

Incipit e considerazioni sull’ambientalismo

La tematica che permea a mio parere l’intera opera di BlueTwelve Studio è sicuramente quella ambientalista.

Lo si capisce dai primi passi che facciamo a quattro zampe all’interno del mondo virtuale di Stray.

A partite proprio dalla scelta del protagonista, un gatto, ovvero un animale tendenzialmente associato alla sfera domestica, considerato spesso e volentieri una sorta di orpello alla vita umana oppure come una miniera infinita di meme e stickers divertenti, in Stray ritrova la sua dimensione selvatica ma non solo.

Il gatto in questo caso non è un pet da portare in gabbietta, ma è in grado di comprendere il mondo che lo circonda e interagisce, attraverso il giocatore, in modo consapevole con una sua identità specifica.

Quasi a sottolineare che anche un animale così all’apparenza addomesticato e idealizzato, sia dotato di un suo libero arbitrio, una sua dignità d’esistere anche senza la presenza di un’essere umano, selvatico per l’appunto.

Il gatto che interpretiamo vive insieme a suoi simili e all’inizio, il gioco, ci fa vedere una terra ormai disabitata dove la vegetazione ha riconquistato ciò che le era stato sottratto.

Qui l’evento che da inizio a tutta la vicenda, un banale passo falso che fa sprofondare il nostro protagonista in una città sotterranea dove non batte mai il sole, lontano dalla natura dirompente e dal suo gruppo.

Questo stacco che ci fa passare dalla lussureggiante superficie ai bassifondi di una città industriale fantasma è drammatico, e da quel momento in poi tutti i nostri sforzi saranno rivolti a riconquistare la libertà di una vita in superficie immersa nella natura selvaggia.

Ed è proprio qui che Stray ha uno dei suoi punti di forza, nei contrasti: la luce della superficie con l’oscurità e i neon della città abbandonata, la natura ricca di verdi piante con il metallo e il cemento dei complessi abitativi, il trionfo della vita organica con la resistenza di una vita artificiale.

AI, Umani e un sacrificio finale

In Stray l’intelligenza artificiale non è più soggetta all’essere umano, un po’ come la natura ma a differenza della natura l’AI è vincolata comunque alla visione del suo creatore.

L’AI in questo caso è rappresentata come una AI di tipo generale2 che si muove nello spazio grazie ad un corpo robotico di tipo umanoide.

In Stray i robot si comportano da esseri umani e vivono in un ambiente del tutto umano, anche se solo nel ricordo, spesso mimano le usanze e i costumi dei loro creatori, ma questa messa in scena risulta essere una specie di programmazione latente volta un tempo a far mescolare i non vivi coi vivi.

Nel gioco riusciremo ad interfacciarci con gli abitanti androidi grazie ad un piccolo robot svolazzante che per una serie di motivi ci accompagnerà per tutto il corso della nostra avventura. Inoltre il robot in questione è anche uno degli elementi chiave per quanto riguarda la narrazione all’interno dell’opera.

Il nostro amico robot ha problemi alla memoria e andando avanti nell’avventura sbloccheremo alcuni ricordi che ci faranno capire sempre più nel dettaglio cos’è successo nel luogo in cui ci troviamo e la storia personale scritta nei circuiti di memoria corrotti del nostro compagno di viaggio.

Alla fine del gioco scopriremo che il robot che ci ha accompagnato per tutto quel tempo è in realtà l’ultimo umano rimasto, ovvero uno degli scienziati che aveva lavorato sulla creazione di questi immensi vault che in qualche modo era riuscito ad trasferire la sua mente, e sembrerebbe anche la sua coscienza, nel piccolo robot volante.

Questo è uno dei momenti più toccanti del videogame, quando per salvare il suo amico gatto, ovvero noi, il piccolo robot si sacrifica permettendoci di fuggire da quell’incubo e tornare in superficie.

La parte che mi a ha fatto riflettere è stata proprio questa, cosa ci definisce come esseri umani? un corpo, delle fattezze fisiche? Oppure la nostra mente e la nostra capacità d’empatia? Il robot che si sacrifica, a mio pare rappresenta la parte più nobile dell’essere umano e anche una chiave di lettura su una specie che spesso è causa dei suoi mali ma che è anche capace di grandi gesti d’altruismo.

Stray ci lascia inoltre una suggestione interessante, anche se non inedita, ovvero la possibile un giorno d’avere questo tipo di umanità in forma digitale, sia trasferita che in forma di AI.

Quel che resta dell’umanità

Il gioco lascia una sensazione di vuoto costante, un vuoto una volta riempito dagli esseri umani che dietro di loro hanno lasciato cose bellissime ed uniche come i robot che ora popolano quel che resta delle loro abitazioni ma anche piaghe terribili come gli Zurg.

Dopo un qualche cataclisma ambientale non ben definito l’umanità costruisce delle città vault sotto terra, dove le parti più abbienti della società vivono in case moderne e più vicine alla superficie mentre quelle meno abbienti relegate al fondo della città sommersi dai rifiuti.

Vengono quindi introdotti gli Zurg che in un primo momento avevano il compito di divorare la spazzatura e ripulire le strade della città ma presto si rivelano incontrollabili e infestano in modo irrimediabile i bassifondi.

Non è chiaro se siano stati proprio gli Zurg a far nascere l’epidemia che ha portato all’estinzione della nostra specie ma sembra molto probabile che comunque abbiano aiutato in quel processo.

In questo senso Stray porta una riflessione importante e condivisibile, sia dal profilo umano che ambientale, rispondere alle crisi, come quella climatica, con solo proposte di tipo tecnologico può portare a risvolti drammatici.

L’umanità intesta come società in Stray assomiglia molto alla nostra per forza di cose dove, anche nella crisi più profonda, anche sul l’orlo del precipizio, si vanno a tutelare i diritti di pochi su quelli della moltitudine.

Questo a mio parere rimarca il fatto che non è un problema tecnologico, come in Stray, la tecnologia è estremamente evoluta, ma nonostante questo gli umani si sono estinti per una questione del tutto politica, non sono stati in grado di abbandonare un sistema economico che corre a tutta velocità verso la rovina di tutta la nostra specie.

Sperando che nella realtà le cose vadano in modo diverso, penso che comunque il messaggio di Stray per quanto faccia vedere la fine di tutto, abbia comunque degli spunti di speranza, e ci ricorda che oltre agli esseri umani c’è qualcos’altro la fuori.

Conclusioni

Stray è un gioco dalle meccaniche semplici che ci porta ad esplorare il mondo di gioco tramite una narrazione fluida e ambientale che fa da sottofondo a tutta la vicenda risultando estremamente coesa nel suo insieme.

In questo primo articolo non ho fatto screenshot e non ho inserito immagini, un po’ perché inizialmente non pensavo di scriverci sopra quando c’ho giocato e un po’ perché volevo che fossero i concetti narrativi ad essere il centro dell’attenzione e non l’aspetto grafico, il quale è molto curato e realizzato in modo superbo ma questa è un’altra storia.


Se questo articolo ti è piaciuto particolarmente o vorresti supportare il mio progetto potresti considerare di fare una piccola donazione, clicca sul pulsantone giallo qui sotto.

Grazie!

Buy Me A Coffee


  1. Stray sviluppato da BlueTwelve Studio e Pubblicato da Annapurna Interactive nel 2022, link steam 

  2. AI Generale o AI Forte è la capacità di una AI di compiere qualsiasi compito intellettuale che farebbe un essere umano, inoltre è spesso associata alla capacità di un AI d’essere senziente. link wikipedia